The Eye«Il XX secolo non è stato quello dell'immagine, come si pretende, ma quello dell'ottica e soprattutto dell'illusione ottica»1; la visione di The Eye, sorta di saggio metafisico sullo sguardo mascherato da film horror, sembra rieccheggiare e ampliare un corollario di tale premessa. La riflessione di Paul Virilio, urbanista e filosofo da sempre interessato ad esaminare gli effetti che la tecnica e la tecnologia hanno sull'uomo, ben sintetizza un discorso che sembra congeniale alla poetica dei Pang Bros.

Per una ragazza diventata cieca da bambina arriva l'agognato giorno dell'operazione, dopo la lunga attesa per un donatore di cornea compatibile. Riprendere possesso della vista, riguadagnare cioé il controllo sull'organo ormai atrofizzato, sarà però un processo lento e doloroso; soprattutto se s'intromettono macabre visioni sempre più inquietanti e invasive a sconvolgerne il fragile equilibrio. Inizierà per lei, aiutata dal giovane medico che avrebbe dovuto coadiuvarla in un sicuro recupero, una caccia alle radici di tale anomalia. «Privati progressivamente dell'uso dei nostri organi recettori naturali, della nostra sensualità, siamo ossessionati come l'handicappato da una specie di dis-misura cosmica, dalla ricerca fantasmatica di mondi e modalità differenti, in cui il vecchio 'corpo animale' non avrebbe più posto, in cui sarebbe realizzata la totale simbiosi tra l'umano e la tecnologia»2. E proprio nel dibattersi tra l'io 'naturale' e il corpo estraneo della visione, si esplica una duplice funzione, narrativa e metacinematografica. Sul piano narrativo c'è lo scontro tra un presente desensibilizzato, in cui non essere visti equivale a non esistere (le persone normali non vedono i fantasmi, dunque si comportano come se nulla fosse, nonostante questi cerchino di interagire con il mondo), e un residuato di tradizioni che persistono nella loro operatività. Non è un caso lo stacco tra la moderna Hong Kong dell'inizio e la Thailandia rurale della seconda parte; le radici antiche, che ancora hanno un rapporto con il mondo a-visivo del passato, si impossessano del corpo della protagonista, in una simbiosi imperfetta che non può non riportare alla mente Cassandra e le sue inascoltate profezie - ciò che non si vede non esiste, appunto, e nessuno può crederle. Sul piano formale, in modo forse più banale, i Pang Bros cortocircuitano e giocano con il normale portato della visione. Il cinema dialoga da sempre e di per se stesso con le insidie della vista, dalla nascita del cinema, infatti, «l'umanità è passata a sua insaputa in un era di non senso, in una storia senza capo né coda in cui le tecnologie dell'audiovisivo sono diventate una bizzarria dell'intelligenza [...]. Più velocemente o lentamente, qui o altrove, ovunque o da nessuna parte... con l'ottica cinematica e i suoi effetti molto speciali, non solo l'umanità era fuori di sé, ma vedeva doppio»3. Il cinema sdoppia la visione, può plasmarla a piacimento, in un gioco di rimandi che può arrivare a differire la realtà, mutarne i significati e le implicazioni...
Prodotto da Peter Chan insieme a Lawrence Cheng, The Eye risulta un film formalmente persino troppo curato (trascurando certe divagazioni clippare - si veda quando lei suona il violino), che proprio nella sua deriva filosofica perde parte della carica emotiva. Rimane un'accurata costruzione della tensione, una volta tanto non fondata su stacchi improvvisi quanto sulla sottile concatenazione di piccoli eventi; in effetti un paio di scene strappano dei brividi - la scena dell'ascensore o quella dello specchio - ma è comunque troppo poco per parlare di un film pienamente riuscito. Che poi sia un bel passo avanti rispetto alle imperversanti luci verdognole et similia è un altro discorso, che può consolare - ma non appagare.

Note:
1. Paul Virilio - La bomba informatica (Raffaello Cortina, 2000 - pag. 27).
2. Ivi, pagg. 38-39.
3. Ivi, pagg. 81-82.

Hong Kong, GB, Singapore, 2002
Regia: Danny Pang, Oxide Pang
Soggetto / Sceneggiatura: Hui Yuet Jan, Danny Pang, Oxide Pang
Cast: Angelica Lee, Lawrence Chou, Candy Lo, Fong Chin Fat, Chutcha Rujinanon

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