Reduce dal grandissimo successo di Love Parade, il maestro del melodramma Tao Qin ripropone la diva più amata del periodo, Lin Dai, in un'epica romantica di ampio respiro: per l'ennesima volta la realtà supera di gran lunga il dramma e la diva si suicida prima della fine delle riprese. Completare la pellicola, poi dedicata all'attrice, usando frammenti di girato e una controfigura rigorosamente di spalle (Elsie Tu, futura superstar per gli Shaw Brothers), complica il lavoro del regista, costretto a ovviare a inconvenienti di ogni tipo. The Blue and the Black, diviso in due parti (contenutisticamente complementari) uscite a un mese di distanza l'una dall'altra, ricompone la coppia del fortunato Love without End e non tradisce le ambizioni dei produttori, incassando tantissimo e portando a casa il premio come miglior film al tredicesimo Asian Film Festival e il Golden Horse per Angela Yu come miglior interprete femminile non protagonista. Ispirato da un racconto di Wang Lam, è la storia di un'amore impossibile, tra due orfani di pari condizione sociale. Entrambi i ragazzi sono cresciuti presso gli zii, con l'unica differenza che lui, Xingya, è amato e coccolato dalla famiglia adottiva, mentre lei, Tang Qi, infermiera troppo inquieta e poco attenta all'etichetta, è malvista a causa dei pettegolezzi che costantemente la accompagnano. Pur di dar retta al proprio cuore, Tang Qi è disposta a rifiutare un importante pretendente impostole dal cugino maneggione e a fuggire di casa con l'uomo che ama; ma lui, debole e indeciso, non trova il coraggio di compiere lo stesso estremo gesto e, abbandonata tra mille rimorsi la donna, si arruola nell'esercito per combattere gli invasori giapponesi. Tang Qi, disonorata da un medico, si riduce a una vita di stenti come cantante e ballerina, ripudiata definitivamente dalla famiglia. Nella seconda metà Xingya, terminati i suoi doveri militari dopo essere stato ferito sul campo, entra all'università e senza volerlo si fa fama di rubacuori. Meizhuang, la viziata figlia di un signorotto locale, lo corteggia e con perseveranza ne conquista l'amore. Fattosi strada come reporter e inviato sul fronte, Xingya è testimone della fine delle ostilità. Costretta dagli eventi a fuggire a Taiwan, la coppia di fidanzati vive un momento difficile, complice il ricordo di Tang Qi, amata troppo intensamente per poter essere dimenticata.
In un'unica occasione, ricordando lo splendido (e molto simile) Sun, Moon and Star (prodotto un lustro prima dai rivali della Cathay) e i classici americani Casablanca e Via col vento, Tao Qin ricuce un mosaico di grande intensità, storicamente attendibile e sentimentalmente coinvolgente. Ci sono tutti i tòpoi del mélo mandarino: la guerra, l'odio contro i giapponesi (rappresentati come macchiette crudeli), scene forti e colpi di scena (nei limiti del lecito non mancano sangue in primo piano e situazioni sensualmente ammiccanti), gli amori impossibili e una ricostruzione pressoché perfetta della società alto-borghese di tre decadi prima (i fatti si svolgono tra il 1937 e la fine degli anni quaranta). Non scappano dai clichés i personaggi: il maschio sensibile e imbelle, incapace di prendersi le responsabilità del caso (a rischio di auto-parodia nella prima parte, più credibile nel seguito) e l'eroina tragica disposta al sacrificio per amore (Lin Dai piange, tiene duro, soffre ogni tipo di ingiustizia e ne approfitta per cantare il suo dolore, sfoggiando charme e ugola d'oro). Qui convincono soprattutto il contorno di familiari e amici, pronti, a seconda delle circostanze, ad aiutare o a ostacolare - lupi travestiti da agnelli - la coppia, e i retroscena secondari che influenzano indirettamente la storia principale. Regia vivace, fotografia colorata, buona recitazione e una colonna sonora maestosa sono il sigillo di qualità tipico di questi prodotti medio-alti. Qualche passaggio nebuloso richiede reminescenze storiche per la contestualizzazione degli eventi guerreschi e un'intuizione pronta con il compito di riassemblare i frammenti narrativi (un po' troppo) disgiunti. I sottotitoli non sempre riescono a rendere la poesia del titolo, che compara gli amanti ai due colori, il blu e il nero, contrastanti ma reciprocamente necessari per la coesistenza.
The Blue and the Black, Part One
Hong Kong, 1966
Regia: Tao Qin
Soggetto / Sceneggiatura: Tao Qin
Cast: Lin Dai, Guan Shan, Chin Han, Angela Yu, Ouyang Shafei
The Blue and the Black, Part Two
Hong Kong, 1966
Regia: Tao Qin
Soggetto / Sceneggiatura: Tao Qin
Cast: Lin Dai, Guan Shan, Pat Ting, Angela Yu, Wong Ho