Dopo le traversie del primo capitolo, in cui Tsui Hark era dovuto ricorrere alle prestazioni di ben quattro registi diversi, il geniale produttore decide di puntare tutto su Ching Siu-tung, che aveva terminato le riprese di Swordsman in maniera egregia. Con Swordsman 2, secondo episodio di una vera e propria saga, tratta dalle pagine del famoso novelliere Louis Cha (in arte Jin Yong), Ching reclama per sé lo scettro di King Hu. Al posto di Sam Hui, che interpretava lo spadaccino sorridente, subentra il più atletico Jet Li. Contrapposta a lui un'icona del wuxia (a sostituire Cheung Man), Brigitte Lin, spalleggiata da Michelle Reis, Rosamund Kwan, Candy Yu e Fennie Yuen. Il cast risulta in tal modo più equilibrato, meglio assortito, e più preparato fisicamente al tour de force che i tre martial arts director (Yuen Bun, Cheung Yiu Sing e lo stesso Ching Siu-tung) hanno in programma.
Ling, combattente sopraffino, vuole ritirarsi in pace e abbandonare guerre e duelli, ma sulla sua strada si frappone il destino impersonato dalla bella Ying, cui il malvagio traditore Dawn ha rapito il padre, Wu. Deciso a rimanere neutrale nel conflitto tra le due fazioni, Ling, spalleggiato da un gruppo di fedeli amici (tra cui una ragazza, segretamente innamorata di lui), conosce però una donna affascinante che scoprirà essere proprio il ribelle Dawn.
Capolavoro, senza mezzi termini, Swordsman 2 è uno dei vertici del genere: avendo carta bianca, Ching esagera i toni e si lascia andare ai limiti delle sue possibilità. Lo script appoggia pienamente le velleità e la follia immaginifica dell'autore e gli lascia ampio spazio per realizzare e mettere in scene le sue fantasie. E' il trionfo dello sguardo: la grande profondità di campo si alterna al particolare mostrato nel dettaglio; la cura formale è altissima, nonostante la velocità sia sfrenata. Un'esperienza completa, sontuosa, imprescindibile, che non si riduce al mero punto di vista estetico ma che riesce a coinvolgere anche etica e morale. Non solo duelli, spadaccini volanti e wire-work, ma anche temi e i discorsi per nulla banali o di maniera: l'assunto centrale, il transgendering elevato a questione d'identità, è molto più complesso del previsto, perché qui l'amore per un guerriero virginale prevede un cambio di sessualità ipotizzato anche come espediente per accrescere la propria ars pugnandi.
L'incertezza di fondo si scontra con lo gioiosa vitalità del protagonista, che ama il vino, la vita, odia la guerra e vorrebbe solo trovare pace e amore. Un eroe postmoderno, innovativo, che del machismo d'altri tempi non conserva neanche l'apparenza: quando combatte è irresistibile, ma agisce solo se costretto, la vendetta non trova posto nel suo cuore e sino alla fine si dimostra generoso e comprensivo. Di grande spessore i personaggi femminili - e ancora lo sguardo va a King Hu -, che sono più interessanti di quelli maschili. Il nazionalismo, tipico di Tsui Hark sin dagli esordi, è sempre presente, e a livello politico funge da spartiacque tra orgoglio patriottico e sentimenti di rivalsa personale. Swordsman 2 rappresenta il caso tipico del genere popolare che incontra le necessità dell'autore e che in una dialettica sempre aperta tra alto e basso rincorre i gusti del pubblico e l'urgenza mitopoietica di una cinematografia mai paga e sempre all'avanguardia.
Hong Kong, 1992
Regia: Ching Siu-tung
Soggetto / Sceneggiatura: Tsui Hark, Elsa Tang, Chan Tin Suen
Cast: Brigitte Lin, Jet Li, Rosamund Kwan, Michelle Reis, Waise Lee
Swordsman 2
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: FILM