Adattato dall'omonimo romanzo di Xu Su, Sun, Moon and Star, in due parti, è un kolossal patriottico dove l'esperto regista Evan Yang (anche conosciuto come Yu Min, originario di Shanghai e proveniente dal cinema militante), mescolando abilmente le carte, propone sequenze mélo, stacchi guerreschi, intermezzi sentimentali e lacrime facili. In parole povere, una variazione patriottica e allungata di Via col vento, di cui riprende spesso le migliori soluzioni drammatiche e i contrasti caratteriali dei personaggi. Tre donne - Zhu Lan, la stella; Ma Qiuming, la luna; Su Yanan, il sole - e un uomo - il sempre indeciso Xu Jianbai - che si innamora, ricambiato (in diversi momenti e in differenti circostanze), di tutte e tre. Le eroine per amore si divideranno rinunce, silenzi, piccole vittorie, bugie a fin di bene e atti di disperata consapevolezza, sullo sfondo di una Cina ancora immatura (soprattutto socialmente), pronta a scendere in guerra per resistere, per otto lunghi anni, all'invasione nemica.
Monumentale - una moltitudine di personaggi e scenari, grandissima attenzione ai particolari -, didattico, ben pensato - la storia d'amore è giustamente arzigogolata per poter garantire per quasi quattro ore i necessari saliscendi sentimentali -, importante, Sun, Moon and Star è uno dei migliori esempi di cinema popolare (universalmente ricettibile), dove gli intrecci di orgoglio nazionale e spirito di sacrificio sono punto di partenza e al tempo stesso di arrivo. Smisurata ma sempre sotto controllo, la doppia pellicola (da guardare come unicum inscindibile) è ricca di spunti e ambizioni, dettagliata come una mappa geografica, testimone di un'epoca non ancora lontana vissuta molto intensamente. Talvolta si sente la mancanza di raccordi più precisi, ma i salti temporali non sono peregrini; e anche se le situazioni e i dialoghi tendono a forzare la mano pur di raggiungere l'alone di tragica predeterminazione, in un affresco corale così coinvolgente è un difetto che si nota poco. Le ingenuità della sceneggiatura (e del testo di partenza) si compensano con la resa emotiva di situazioni - magistrale la messinscena - e personaggi. Questi ultimi sono amabili, tutti positivi, anche il maschio debole che stenta a barcamenarsi tra ardori sinceri e responsabilità tradite. Nel ruolo torna lo specialista Zhang Yang, modello del comportamento decadente del gentiluomo poco incisivo e sempre in difficoltà tipico del cinema mandarino di quegli anni, messo ovviamente in ombra dalle tre leading ladies. Lucilla Yu porta a casa il Golden Horse come miglior attrice, le sue due vicine di set - l'affascinante Grace Chang (lanciata nell'Olimpo proprio da Evan Yang in Mambo Girl) e la solare e determinata Julie Yeh - non le sono da meno. Investimento di rilievo - oltre settecentomila dollari di Hong Kong, l'equivalente di quattro film mandarini e quattordici film cantonesi - per la M.P. & G.I. (la pre-Cathay), il cui sforzo è stato ripagato dal pubblico e dalla critica (miglior attrice, miglior sceneggiatura e migliori fotografia a colori nella prima edizione dei Golden Horse; avrebbe meritato un premio anche la colonna sonora pomposa ma non invadente): da qui nasce il trend (esempio di rilievo: The Blue and the Black dei rivali Shaw Brothers) del mélo amaro con grandi personaggi femminili che spopolerà a Hong Kong fino alla fine del decennio. Tra le tante note a margine, la guerra come elemento disturbante, riletta in chiave interna - non si vedono i nemici né si parla mai di loro -, espediente melodrammatico - per sottolineare appena possibile la nobiltà d'animo del popolo cinese - ma anche parentesi storica verosimile.
Sun, Moon and Star (Part 1)
Hong Kong, 1961
Regia: Evan Yang
Soggetto / Sceneggiatura: Chun Yik Foo
Cast: Lucilla Yu, Grace Chang, Julie Yeh, Zhang Yang, Zhu Mu
Sun, Moon and Star (Part 2)
Hong Kong, 1961
Regia: Evan Yang
Soggetto / Sceneggiatura: Chun Yik Foo
Cast: Lucilla Yu, Grace Chang, Julie Yeh, Zhang Yang, Wu Jiaxiang