Royal Warriors, poi confluito di forza nella serie In the Line of Duty, è uno di quei film che il tempo mitizza - non si sa bene per quale ragione. Archetipo insieme a Yes, Madam (Cory Yuen Kwai) e Angel (Raymond Leung e Teresa Woo) di quel sottogenere tutto inventato dagli appassionati anglofoni che va sotto il nome di women with guns, non è altro che un banale clone dei film d'azione americani che vale la pena di essere visto solo ed esclusivamente per le belle sequenze d'azione. Il plot è infatti appena accennato e sa praticamente tutto di già visto; non ci vuole molto a comprendere che è sviluppato quel minimo necessario per dare modo a Michelle Yeoh e Hiroyuki Sanada di sfoggiare la loro bravura con le arti marziali, nonché all'action director Mang Hoi (figura non certo di spicco, ma che ha contribuito a film quali Hitman in the Hand of Buddha del 1981, Heart of Dragon del 1985 o The Blade nel 1995) di dare libero sfogo alla fantasia.
Michelle Yeoh è una poliziotta di Hong Kong in vacanza in Giappone, Hiroyuki Sanada appartiene alle forze speciali, mentre Michael Wong fa parte del servizio di sicurezza di una linea aerea. I tre si incontreranno proprio su un aereo, lo stesso sul quale è stato imbarcato un pericoloso criminale perché sia trasferito e processato. Inutile dire che dovranno unire le forze per sventare un tentativo di dirottamento orchestrato da un compare del malvivente. L'operazione, cui la stampa da molto risalto, non farà altro che esporli alle minacce di un terzo uomo, legato da profonda amicizia ai due dirottatori, che vorrà vendicarne le morti uccidendondoli a sua volta. Si arriva così a un duello finale in grande stile, senza dubbio memore dei coevi Codice Magnum (John Irvin) e Cobra (George P. Cosmatos).
Naturalmente non tutto nella trama è da buttare. Interessante il tentativo (ma di solo tentativo si tratta, dato che non è esattamente riuscito, né sviluppato coerentemente) di rendere umani i villain, con un discorso apologetico sull'amicizia speculare a quello dei tre eroi. Così come il gesto di Micheal Wong si distacca dal solito cliché del film per famiglie, ma risulta troppo esasperato per suscitare un qualche interesse. Archiviato il discorso sull'originalità, bisogna dire che il resto non regala sbalzi sulla sedia, ma nonostante tutto si lascia apprezzare nella sua scorrevolezza. La regia è scattante e segue in maniera perfetta le sequenze più veloci, non appesantendo l'architettura con inutili virtuosismi, andando dritta al nocciolo. Le coreografie sono interessanti, ben distribuite lungo tutta la pellicola anche se non rimarranno sicuramente impresse per la loro spregiudicatezza. Gli attori, per quanto possibile in un contesto tanto stereotipato come un film d'azione, danno buona prova di sé - a prescindere dai vestiti che sono costretti ad indossare (erano gli anni '80, in fondo) e dal fatto che Micheal Wong nel ruolo di gigione donnaiolo è, in questo caso, un po' troppo sopra le righe. La colonna sonora sottolinea i momenti drammatici, ma serve a poco altro, la fotografia non è certo molto curata, mentre menzione particolare va al montaggio, che pare non sbagliare un colpo, fluidificando e unificando i diversi passaggi di registro.
Un film che passa velocemente, senza pesare, ma che non offre molto di più che qualche momento di svago.
Hong Kong, 1986
Regia: David Chung
Soggetto / Sceneggiatura: Tsang Kan-cheung
Cast: Michelle Yeoh, Hiroyuki Sanada, Michael Wong, Pai Ying, Chan Wai Man
Royal Warriors
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: FILM