Controverso è il termine giusto per definire Murderer dell'esordiente Roy Chow, già aiuto regista di Ang Lee in Lust, Caution. A partire dal manifesto pubblicitario, bandito dalla metropolitana di Hong Kong perché considerato troppo spaventoso; ed era dai tempi di The Eye dei Pang che non accadeva.
Un film duro, che scivola lentamente dalle atmosfere morbose del thriller a quelle macabre dell’horror. Narra l'odissea macabra di un poliziotto che, come in un noir di Christopher Nolan, perde la memoria e deve capire se è diventato un maniaco omicida. Più passa il tempo e più chi gli sta intorno, figlioletto, moglie, sorella e un collega che lo stima, al contrario del resto del distretto, comincia lentamente a dubitare della sua sanità mentale. Fino all’epilogo, inevitabilmente tragico e sanguinario.
Protagonista della pellicola è un irriconoscibile Aaron Kwok, ex wonder boy della commedia hongkonghese qui alle prese con un personaggio che gradualmente impazzisce, metamorfosi attoriale sulla falsariga di quella vissuta, altrettanto visceralmente, quasi due decenni prima, da Anthony Wong nel seminale The Untold Story . Kwok, che si è preparato al personaggio privandosi del sonno per diversi giorni, risulta efficace, una macchietta ma realmente disturbata.
La storia non sembrerebbe neanche gran cosa, almeno fino al primo colpo di scena, quando la fotografia acida, le coreografie agitate e coinvolgenti e le dolci melodie musicate da Shigeru Umebayashi (In the Mood for Love di Wong Kar-wai) escono dalla seconda fila e prendono possesso di un orrore quotidiano che della violenza fa la propria bandiera, poeticamente. La cifra stilistica è data allora proprio dalla realizzazione, dal montaggio sincopato, dalla fotografia allucinata quasi quanto gli occhi perennemente strabuzzati del protagonista. A volte rischia il kitsch, talvolta l’esercizio di stile, eppure, anche a distanza, l’intenzione di shockare rimane impressa, sorriso malvagio che taglia un volto disturbato.
Il cinema di Hong Kong, lontano dai fasti provocatori di una volta, in questa circostanza riesce a lasciare il segno: o si ama, o si odia, ed è un buon segnale.
Hong Kong, 2009
Regia: Roy Chow
Soggetto/Sceneggiatura: Roy Chow, To Chi-long.
Cast: Aaron Kwok, Chang Chun-ning, Cheung Siu-fai, Josie Ho.