Cantieri ovunque in questa città, come allora quando eri qui; ma sono sereno, perché credo che tu sia ancora con me. Con parole come queste, in una Pechino frenetica, vale a dire nel cuore pulsante della tigre asiatica più feroce dello sviluppo economico dell'est, Stanley Kwan chiude una storia d'amore, nata e cresciuta alla fine degli anni ottanta nella capitale cinese. Un melodramma intimistico che, pur ruotando intorno al luogo che attirava gli occhi del mondo per i suoi accadimenti, nel bene e nel male, priva lo spettatore di ogni fatto di contorno, prosciugandolo di eventi e di personaggi che non siano strettamente connessi o funzionali alla narrazione della storia. Una rimozione che arriva fino a un coinvolgimento stilistico, con una scelta d'inquadrature che escludono vedute e paesaggi e che quasi non possano dare un riferimento preciso dell'ambiente in cui si svolge l'azione; come se l'interesse del regista sia di raccontare una storia di sentimenti senza confini, che possa appartenere a qualunque parte del mondo, in definitiva globale, proprio estraniandola dal simbolo della globalità, seppure economica. In parte dovuta alla censura, questa soluzione trova la sua completezza attraverso gli episodi diventati storici per il mondo, piazza Tienanmen , che vengono quasi accennati, un passaggio rapido di biciclette, una radio che raccoglie l'episodio e nulla più.
Tratto da un romanzo d'appendice virtuale, Beijing Comrade, e pubblicato su Internet anonimamente, il soggetto è ripreso da Kwan e riproposto con una fotografia dai colori caldi e avvolgenti di Yang Tao. Una storia semplice e lineare che si snoda, come si è detto, con minimi e indispensabili colpi di scena, sufficienti a fare evolvere la trama. Chen Han Dong, un uomo benestante e prossimo alla mezza età, raccoglie i frutti del suo successo grazie alla di lui società commerciale. Lan Yu, un ragazzo giunto dalla campagna per studiare architettura a Pechino, frequenta un club di soli uomini, per raggranellare qualche soldo e potersi mantenere agli studi. Han Dong una sera lo incontra al club e gli propone di passare la notte con lui. Ha inizio così una relazione vissuta al principio in maniera differente. Han Dong leggermente più freddo, distante, mantiene un approccio mercanteggiante, tanto da essere sorpreso una sera da Yu in compagnia con un altro aitante studente; Yu, più fragile emotivamente, sente ben presto un sentimento profondo. Il rapporto prosegue e quando sembra trovare un suo punto di equilibrio, Han Dong, dopo avere conosciuto durante un incontro di lavoro una donna, annuncia a Yu di volersi sposare e dare finalmente stabilità alla sua vita. Segue inevitabile separazione. Passa un anno e i due si rincontrano casualmente. L'uomo d'affari ha un divorzio alle spalle, mentre il ragazzo una professione che lo attende con l'intenzione di trasferirsi negli Stati Uniti. Nulla però pare cambiato, i sentimenti sono ancora lì, sepolti ma mai rimossi, pronti a esplodere nuovamente per entrambi tra instabilità presente e futuro incerto. Per Han Dong, adesso Yu è il suo fulcro, la persona più importante, quella che arriverà a salvarlo, vendendo la casa regalatagli, proprio nel momento in cui la società di Han Dong subirà il fallimento e lui la galera. Rimane il finale in agguato.
Kwan, di cui a tutt'oggi Rouge (1988) rimane il film più celebre, ha uno stile introspettivo, europeo, con accelerazioni che rimangono una caratteristica personale ma a volte anche un punto debole. Lo stesso Lan Yu (2001) su alcuni punti offre repentini avanzamenti che lasciano perplessi e che fanno forse pensare che maggiori riprese avrebbero dato più ampio respiro a una racconto meritevole di approfondimento. Soprattutto su personaggi che interagiscono perfettamente con le loro debolezze, insicurezze e la ricerca di un fattore comune di solidità, in un mondo in cui tutto cambia. Rimane la storia, un amore omosessuale ma che riesce ad appartenere a tutti, uomini e donne, proprio per la sua quotidianità, perché non cede mai alla macchietta ma nemmeno al ricatto della tragedia. Una storia che diventa un ponte propenso in ogni direzione del mondo, lo stesso che scorre parallelamente sulle note finali del film.
Hong Kong, Cina, 2001
Regia: Stanley Kwan
Soggetto / Sceneggiatura: Jimmy Ngai
Cast: Wu Kwan, Liu Ye, So Kan, Zhang Yong-ning, Li Hua Tong
Lan Yu
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- Scritto da Alberto Ferrari
- Categoria: FILM