Debutto per Jacob Cheung, che sfrutta bene un'ottima sceneggiatura di Eddie Fong, Lai Shi, China's Last Eunuch è un dramma storico di grande intensità. Max Mok, al primo vero ruolo di un certo peso, è bravissimo nel dar volto a un eunuco fuori tempo e fuori luogo. Da bambino, nei primissimi anni del ventesimo secolo, con la rivoluzione pronta a spodestare l'ultimo imperatore Pu Yi, Lai Shi supplica il padre di castrarlo e di permettergli di servire il sovrano (è un modo come un altro per permettere alla famiglia di uscire dalla miseria nera). Sfortuna vuole che i tempi stiano cambiando, che l'impero abbia perso potere e che, gradualmente, per gli eunuchi non ci sia più posto. Sotto la cura di un burbero maestro d'opera prima e di un funzionario imperiale dopo, Lai Shi cresce e matura, e ritrova quasi per caso una vecchia compagna d'infanzia, di cui si prende cura.
Patetismo e senso della tragedia si mischiano al realismo del quotidiano. Poche location, ricostruzioni semplici, ma un grande senso estetico nell'inquadrare nelle giuste dimensioni e con le proporzioni ideali il dramma dell'uomo qualunque (ridicolizzato da una diversità che lo porta a un contrasto interiore) in una società ostile. Torna dominante il rapporto padre - figlio, tipico del neo-realismo cantonese degli anni cinquanta. Filtrato dai sentimenti (positivi) familiari, è un misto di rispetto, devozione e senso del sacrificio: Lai Shi si fa castrare per salvare la famiglia dai morsi della fame, trova due padri putativi - il sifu Sammo Hung e il vecchio eunuco imperiale Wu Ma (entrambi bravissimi) -, e finisce per adottare il figlio illegittimo di un ribelle, offrendo solidità e riparo alla sua donna, cui può però offrire solo amore platonico. Lo stoicismo e l'ottimismo perseverante fanno pensare al Candido di Voltaire. Gli elementi ironici, a rischio di stonatura, riguardano la sfera sessuale, vista con il dovuto imbarazzo ma senza volgarità. Improvvisi e spiazzanti, questi intermezzi grotteschi (la camera con i membri recisi appesi a diverse altezze, a seconda della posizione sociale) sono sovente stemperati da atti di generosità inattesa - la prostituta che finge l'amplesso per non svergognare l'eunuco di fronte agli amici; il cameratismo tra Lai Shi e il capo troupe dell'opera -, da momenti di irrinunciabile tensione tragica - la fuga di Toutsi dopo la scoperta del tremendo segreto dell'amico d'infanzia; il pestaggio finale nella stazione - o da imprevisti rovesciamenti melodrammatici, forse troppo compiacenti, comunque di grande impatto - Lai Shi che rinuncia a tutto per onorare il maestro cui un cane ha mangiato il membro -. La difesa delle tradizioni può essere letta, senza troppi sforzi, come monito anti-Repubblica Popolare Cinese (in vista del 1997): il rinnovamento della Cina porta corruzione, scarso rispetto e violenza. I veri patrioti, gli eunuchi, nati per servire e essere fedeli, sono abbandonati a se stessi, con ingratitudine.
Hong Kong, 1988
Regia: Jacob Cheung
Soggetto / Sceneggiatura: Eddie Fong
Cast: Max Mok, Irene Wan, Wu Ma, Lam Ching Ying, Sammo Hung, Andy Lau