A Hong Kong è rifiorita la stagione del mahjong, a partire dal successo di Kung Fu Mahjong (2006, di Billy Chung e Wong Jing) e dei suoi due seguiti. Scritto da Cheng Shing Mo, Lam Chiu-Wing Lam e Lau Ka-ming, House of Mahjong di Marco Mak è l'ennesima variazione sul tema, infarcito di comicità rancida, dialoghi urlati e situazioni televisive.
Cinque eroi popolari combattono a colpi di mahjong contro due speculatori, che con l'inganno truffano i negozianti della zona intascando con le vincite al tavolo verde affitti spropositati. Quando i proprietari del quartiere decidono di chiudere le attività dei locatari, ingaggiando un baro professionista per defraudarli delle loro proprietà, un paladino delle tessere cinesi scende in campo per sventare l'ingiustizia.
Se in minima parte lo spettacolo funziona è solo per l'equidistribuzione del peso delle gag su tanti caratteristi di valore. Peccato che lo spettatore occidentale perda almeno il 50% dei doppi sensi, dei riferimenti e delle citazioni, che lo slang stretto dell'attualità rende ancor più incomprensibili. Marco Mak si affida ad un talento tutto suo, in parte ancora da sgrezzare, per farsi cantore, con la consapevolezza dell'artigiano di bassa leva, di uno spirito comune che elegge il gambling a ragione ontologica.
Da studiare come uno degli ultimi residui del cinema cantonese, tremendamente imperfetto, anche grossolano, ma allo stesso tempo schietto, scatologico e popolare. Incassi risicati, risultato a tratti incoerente, ma a fronte di un budget talmente irrisorio anche un unico applauso è una sinfonia che a discapito della confezione pressapochista della pellicola ne condivide le intenzioni.
Hong Kong, 2007
Regia: Marco Mak
Soggetto / Sceneggiatura: Lam Chiu-wing
Cast: Dayo Wong, Sam Lee, Cheung Tat-ming, Rain Li, Candy Lo