Prima del definitivo lancio hollywoodiano, ecco una sorta di addio a Hong Kong per Jet Li, che qui interpreta un killer immigrato dalla madre patria cinese dal cuore troppo tenero per commettere omicidi. Arrivato nell'ex-colonia inglese per raccimolare i soldi necessari a garantire un buon futuro alla madre, avrà occasione per guadagnarli solo quando un facoltoso e anziano giapponese verrà ucciso da un misterioso assassino che agisce sempre per buona causa e senza ricompensa. L'uccisione attiva infatti un fondo predisposto per la sua vendetta e da tutto il mondo arrivano altrettanti killer smaniosi di mettere le mani sul colpevole, oltre che sulla ricompensa. Aiutato da un disilluso perdigiorno che ha evidenti problemi a relazionarsi con la figlia avvocato, Jet Li riuscirà ad essere della partita. Inizia così per la mal assortita coppia una caccia che prevederà qualche cambio di programma strada facendo, soprattutto dovuto allo spietato nipote della vittima.
Un film autoironico che non ha intenzione di prendersi troppo sul serio, ma con poco mordente, tanto da disperdere tutte le sue energie alla rincorsa di un plot improbabile e scontato, che oltretutto ha un evidente limite nell'incapacità di creare colpi di scena credibili o interessanti. Il giochetto di indovinare chi sia il misterioso assassino mascherato è tanto facile da risolvere quanto banale, ma non molto di meglio ci è riservato negli altri casi, denotando una sceneggiatura perlomeno affrettata. Da un punto di vista atletico Jet Li - ma se per questo anche tutti gli altri protagonisti - non si concede più di tanto, impegnandosi solo in brevi scene d'azione che sembrano inserite più che altro per far vedere che si tratta pur sempre di un suo film e non di una normale commediola. Il fatto che poi le sequenze siano coreografate e montate pensando più a un prodotto medio americano che non al livello qualitativo cui il cinema di Hong Kong ci ha abituato, non fa altro che confermare che la produzione avrebbe dovuto dimostrare più coraggio e lanciarsi strettamente sul terreno comico. Da questo punto di vista la coppia di protagonisti pare essere molto affiatata e dispiace doversi solo immaginare quello che avrebbero potuto combinare senza dover star dietro agli stilemi di ogni buon film di Jet Li che si rispetti. Li stesso in effetti pare essere a proprio agio nel ruolo di un ingenuo di buone intenzioni, ma è Eric Tsang il vero mattatore. Padre inutile, tagliagole per gioco, sbandato e irredimibile approfittatore, il suo personaggio risulta subito simpatico - che spinga Jet Li a sgominare alcuni teppisti da bar in trenta secondi, che gli spieghi come utilizzare una pistola impugnando una banana o che lo accompagni a fare shopping dichiarando alla commessa che sono entrambi gigolò. Proprio nel negozio di vestiti si svolge una delle gag più riuscite, con Jet Li che appare vestito come alcuni dei più famosi protagonisti dei film del passato, dal Chow Yun Fat di A Better Tomorrow al Jean Reno di Leon, con tanto di piantina con vaso in mano. Gigi Leung si accontenta del solito ruolo di figlia infelice ma segretamente gelosa e in un certo senso orgogliosa del proprio genitore, riuscendo comunque a non sfigurare (gli viene peraltro evitata la trappola della storia d'amore con il bel protagonista, in un cliché fortunatamente non sfruttato), mentre figura più sfumata rimane quella di Simon Yam, non troppo credibile come poliziotto integerrimo e persino legnoso nelle scene d'azione.
Hong Kong, 1998
Regia: Stephen Tung
Soggetto / Sceneggiatura: Chan Hing-kar, Vincent Kok, Cheng Kam-fu
Cast: Jet Li, Eric Tsang, Gigi Leung, Simon Yam, Kim Yip
Hitman
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: FILM