Inizio insolitamente cruento per un film tutto sommato popolare - si sarebbe quasi tentati di dire per famiglie - nella migliore tradizione del cinema cantonese. Nell'ordine viene strappata la pelle del viso ad un uomo, un altro viene colpito alla mano in modo da fargli uscire l'osso dell'avambraccio dal gomito, un terzo viene infine arso vivo. Ma non si spaventi lo spettatore occasionale. Fong Sai Yuk a parte questa premessa, è tutt'altro che un film drammatico o a tinte forti. La sceneggiatura è infatti principalmente divisa in tre sottotrame che si intersecano senza limiti, producendo un miscuglio dannatamente godibile. La prima, in un contesto superficialmente politico, vede la lotta dell'imperatore e dei suoi governatori contro le società segrete, nella fattispecie contro la Red Flower Society - a cui aderisce anche il padre di Fong Sai Yuk. La seconda, di tono più leggero, ha a che fare con le conquiste amorose di Sai Yuk stesso, che, partecipando ad una gara di kung fu, finisce - dopo una lunga commedia degli equivoci che occupa tutta la prima metà della pellicola - col dover sposare la figlia del nuovo messo imperiale. La terza - effettivamente non una sottotrama quanto un vero e proprio tour de force - riguarda l'azione e le arti marziali. Le evoluzioni dei personaggi sullo schermo continuano a stupire quanto a velocità ed inventiva, in una messe di colpi, voli e salti in cui ogni oggetto disponibile diviene prolungamento del corpo dei duellanti ad integrarne le capacità marziali (e, di conseguenza, ad aumentare l'effetto di stupore che ricade sul fruitore). Non viene risparmiato nulla. Assi di legno, tavoli, corde, stoffe, improvvisate tavole da surf - l'intera scenografia, in una distruzione programmata, contribuisce con enfasi alla messa in atto della spettacolarizzazione dei movimenti e dei gesti.
Ad ogni evento corrisponde poi un certo registro. E se la parte più eminentemente politica conserva un salutare tono di drammaticità (e serietà), la parte sentimentale è il luogo in cui sfogare la comicità più dirompente e quasi goliardica (senza trascurare esiti metacinematografici, come quando Sai Yuk - arrestato per una rissa - si registra sotto falso nome come Wong Jing!), mentre la parte riservata all'azione è la più divertita e quella in cui si impongono i toni più epici - soprattutto in vista del finale, quando gli altri due subplot hanno avuto modo di amalgamarsi e confluire in un'unica soluzione.
In definitiva quindi Fong Sai Yuk è un film divertente, che fa dell'intrattenimento leggero il suo perno e la sua forza, ma che risulta un po' debole sotto altri aspetti. Intanto i diversi elementi sono uniti troppo esilmente (soprattutto rispetto ad altre pellicole hongkongesi, in genere avvezze a questo tipo di commistioni, dove l'integrazione tra commedia, melò, dramma e quant'altro è gestita decisamente meglio - e non bisogna andare molto lontano, si pensi solo a Once Upon a Time in China), tanto da dare l'idea di un qualcosa di giustapposto o integrato a forza piuttosto che di un tutto unico. Poi il film è forse penalizzato da caratterizzazioni dei personaggi un po' troppo marcate, che finiscono per risultare macchiettistiche e dunque credibili solo nell'ambito della commedia e non in quello più drammatico. Infine - ma questo è solo un particolare minore - emerge l'involontaria inadeguatezza di Jet Li per parti romantiche appena oltre la norma, ruolo che non gli si addice (in una posizione simile d'altronde sembra trovarsi Jackie Chan). Dall'altro lato abbiamo comunque una spelndida Michelle Reis a controbilanciare la situazione. E d'altra parte è proprio il cast femminile a risultare il più convincente, dal punto di vista della recitazione, con una irriverente interpretazione di Josephine Siao della madre apprensiva e in qualche modo impicciona e di Sibelle Hu nel ruolo della moglie/concubina che non ha mai conosciuto l'amore.
Sia come sia, è inutile continuare a parlare di aspetti che alla lunga divengono evidentemente secondari. Quello che conta tutto sommato - è inutile nasconderlo - sono le scene d'azione. Ma da questo punto di vista mi sembra inutile aggiungere troppo... stiamo dopotutto parlando di un film di Corey Yuen (lungo sarebbe parlare di tutti i suoi successi come regista o soprattutto come martial arts director), dunque che la festa (per gli occhi) abbia inizio!
Hong Kong, 1993
Regia: Corey Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: John Chan, Kay On, Choi Hong Wing
Cast: Jet Li, Josephine Siao, Zhao Wen Zhuo, Michelle Reis, Paul Chu
Fong Sai Yuk
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: FILM