Nello stesso vicolo in cui Fan, l'amichetta di Little Cheung, lava i piatti con la mamma, passa spesso una ragazza mainlander simpatica e normale, accompagnata da un ragazzotto che non sembra essere il massimo dell'affabilità. La piccola Fan non lo sa, ma Yan in realtà è una prostituta cinese, arrivata a Hong Kong con un permesso turistico di qualche mese, e decisa, prima di ripartire, a fare quanti più soldi possibile. Le sue giornate non sono veramente tristi, ma certo sono una scocciatura faticosa, a volte senza nemmeno il tempo di finire di mangiare tra una chiamata e l'altra, con le vesciche ai piedi per le troppe docce e le caviglie gonfie, acciacchi da sopportare per il bene di un futuro roseo, con la tv a colori e il frigorifero grande. Fan e Yan diventano un pochino amiche, e il papà di Fan una volta porta a casa un Durian, un frutto tutto a punte con la polpa gialla e molle molle, buonissimo ma puzzolente di cacca, una puzza che si attacca addosso e non va via facilmente. E forse anche Hong Kong è proprio come un Durian, una città succosa e maleodorante, il cui ricordo segna e rimane nel tempo, anche quando non è esattamente piacevole.
Il film più colorato di Fruit Chan, senza dubbio, fin dai titoli di testa, in cui il mare cambia sfumatura con la musica, come in un video anni ottanta. Un film di musiche vivaci, positive, attive. Un film in cui una prostituta è una ragazza che ha fatto dei calcoli, e di buona lena si mette al lavoro per guadagnare un po' di soldi, senza lagne e senza drammi. Durian, Durian è un film tutto di dettagli curiosi, dai cellulari che suonano incessantemente al bar delle prostitute, fino ai tatuaggi buffi di uno dei clienti, o alle posizioni delle gambe dell'ultima grande dormita di Yan, con quei pantaloni a quadretti messi tra un letto e l'altro della stanza d'hotel piccola, sovraccarica, squallida ma lo stesso caratteristica, indimenticabile, bella. Diviso in due parti, una girata a Hong Kong, convulsa, veloce, sfuggente e multisfaccettata, e una nel continente (col fidanzato di Yan Che canta una versione rock dell'Internazionale), spazioso, arioso, immobile, povero, ingenuo, a suo modo piccolo borghese, Durian, Durian è una precisa foto (in movimento) dei rapporti tra Cina e Hong Kong, tra Shenzhen e Mongkok, con la prostituzione, con la bambina lavapiatti immigrata clandestina, e con gli indiani gentili e esasperati, repressi, sottomessi. Il bilancio contiene l'amarezza dell'essere lasciati a sé stessi, però non è negativo, la vita scorre e bisogna fare quello che si può e quello che ci si sente di fare, man mano. Il tempo passa irrimediabilmente portandosi via lontano i sogni e il passato spensierato. Ma il presente, sebbene duro, si può sopportare. E il merito di Fruit Chan è quello di aver usato, una volta tanto, la prostituzione senza appesantirla di morale, senza sfruttarla per farcire il film di momentacci scabrosi e sotto sotto goderecci. Un ottimo ottimo ottimo film, al pari di Little Cheung, del quale è infatti il prolungamento.
Hong Kong, Francia, Cina, 2000
Regia: Fruit Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Fruit Chan
Cast: Qin Hailu, Mak Wai-fan, Mak Sue-man
Durian, Durian
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- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM