Originariamente contenuto in versione ridotta nella coproduzione collettiva Three… Extremes, uscito al cinema come film a episodi, Dumplings è stato poi rimontato da Fruit Chan che, comprese le potenzialità del soggetto, lo ha voluto riproporre al cinema sotto forma di lungometraggio vero e proprio.
Nel tentativo di riconquistare il marito una donna, che teme che la sua bellezza possa sfiorire da un momento all'altro, si affida alle magiche cure di una cuoca che per i suoi miracolosi ravioli utilizza ingredienti segreti.
Gli argomenti scottanti – cannibalismo e aborti clandestini, legati a filo doppio – spostano il concetto stesso di cinema dell’orrore, dilatandolo, a dimostrazione che l’estremo è applicabile con coerenza alla (settima) arte. Chan, abituato ad esporsi con schiettezza, da sempre autore di lavori crudi e molto duri, compie un ultimo delicato passo verso la fusione tra genere, exploitation e ambizioni intellettuali. A tal punto da non ricorrere mai al fuori campo, a costo di far inorridire la platea.
In Dumplings, pellicola di altissimo livello tratta da un racconto di Lillian Lee, al pari delle firme precedenti del regista, ci sono sangue e sesso a giustificare il bollino di Cat III. E tre attori in stato di grazia: Miriam Yeung, che cambia faccia per la prima volta in un ruolo così drammatico e disperato, Tony Leung Ka-fai e la «statunitense» Bai Ling, fattucchiera sexy che irretisce chiunque con il suo charme. Resa tecnica di fattura elevata grazie alla fotografia di Christopher Doyle, che riesce a colorare e ravvivare gli squallidi casermi della periferia hongkonghese. Pur trattando argomenti mille miglia lontani dalla tradizione la pellicola riesce a portare con sé un fulgore di spirito tipicamente cantonese che, partendo da un mero spunto culinario, riflette con cinismo a frivola vacuità di una società basata sull'immagine.
Hong Kong, 2004
Regia: Fruit Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Lillian Lee
Cast: Miriam Yeung, Bai Ling, Tony Leung Ka-fai, Miki Yeung, Wong Siu-foon