L’horror a sfondo immobiliare non è esattamente una novità, dalle acquisizioni proprietarie del Dracula di Bram Stoker fino alla madre in cerca di un appartamento nel Dark Water di Nakata. Il precedente forse più vicino a Dream Home è Home Sweet Home di Soi Cheang, dove Shu Qi si ritrova in un condominio moderno infestato da una vittima di speculazioni passate.
Pang Ho-cheung elimina invece ogni elemento sovrannaturale, dice di ispirarsi liberamente a un fatto di cronaca e apre con una serie di didascalie che presentano dati nudi e crudi sulla modesta crescita dei salari a fronte della vertiginosa ascesa del costo degli immobili a Hong Kong. La protagonista Cheng, interpretata da Josie Ho (anche produttrice), ha visto la sua famiglia sfrattata da un appartamento, mentre le proteste degli inquilini si sono scontrate con l’intervento della malavita, le cui intimidazioni sono sfociate in omicidi.
Fin da bambina, Cheng pregava per una casa vicina al porto che facilitasse la vita al nonno e quel sogno le è rimasto dentro, incancrenendosi di fronte a violenze terribili. Oggi Cheng fa un doppio alienante lavoro, presso un call center e in un negozio, rinuncia a uscire con i colleghi e frequenta un uomo sposato e meschino. La combinazione dei traumi infantili e della disumanizzante vita che conduce nutrono l’ossessione fino a trasformare Cheng in un’assassina, intenzionata ad adottare metodi il più possibile sensazionali.
La mattanza è di rara ferocia, appena attutita da passaggi di humour nero eccessivi come in un film di Tarantino. Rimangono impressi gli scambi di battute tra la giovane Cheng e il suo sfortunato dirimpettaio, due bambini che imparano a dire parolacce per gioco, ma è altrettanto memorabile la delusione di un giovane sbudellato che faticosamente estrae l’ultima sigaretta e si accorge di non poterla accendere. La follia omicida di Cheng appare più compiaciuta che credibile, troppo lucida, prolungata e crudele, così come l’assenza di un’indagine poliziesca lascia perplessi, ma non si può negare che la giovane donna sia un mostro tanto brutale quanto originale.
Pang firma uno slasher dai toni forse più polemici che politici, con tanto di scene sessualmente piuttosto esplicite (in un mix di eros e thanatos che gli ha causato non pochi guai con la censura) e un finale d’amara ironia.
Hong Kong, 2010
Regia: Pang Ho-cheung
Soggetto/Sceneggiatura: Pang Ho-cheung, Derek Tsang, Jimmy Wan
Cast: Josie Ho, Anthony Wong, Michelle Ye, Eason Chan.