Mentre Tiger rimane nel seno della scuola, Dragon finisce per diventare la guardia del corpo del luogotenente Ma Kun (Chen Kuan-tai) affiliato di una scuola avversaria, la Lousha Gate, al cui vertice sta il misterioso e temibile Shibumi. Una sera, proprio mentre il sigillo del comando della Laosha sta passando nelle mani di Ma Kun, per una fortunata coincidenza i due fratelli si incontrano di nuovo, ma stavolta su due sponde diverse. La scelta per Dragon non è facile, tra il richiamo del fratello che gli manca da troppo tempo e la fedeltà al boss Ma, cui deve la vita. Nel frattempo, un nuovo discepolo per la Dragon Tiger Gate arriva in città: il suo nome è Turbo Shek (Shawn Yu), specialista del bastone a due sezioni, e l’oscuro Shibumi, eminenza grigia della Lousha, comincia a covare un piano segreto e distruttivo.
La pellicola è tratta da un famosissimo fumetto hongkongese e si inserisce dritta dritta nel filone inaugurato con The Storm Riders di Andrew Lau, a suon di effetti digitali e coreografie ritoccate al computer. La cosa funziona finché la regia si mantiene nei ranghi di una narrazione con i piedi per terra, e questo accade per i primi venti minuti circa, in cui si mette in scena un combattimento al ristorante di ottima fattura, ma quando si aprono gli scorci per il volo pindarico nel fantastico, ecco che allora Wilson Yip mostra come stia giocando veramente fuori casa. Le coreografie di Donnie Yen funzionano paradossalmente meglio con gli inesperti Nicholas Tse e Shawn Yu che con il mostro sacro, costretto a subire l’ombra di mosse azzardate, truccate, e forse troppo elaborate per entusiasmare con il suo kung fu, solitamente fatto tutto di efficacia e ferocia. Tutto sommato, la storia si regge in piedi, a tratti con gusto, e a tratti zoppicando, rendendo così Dragon Tiger Gate un film nel complesso con poche, pochissime pretese oltre l’intrattenimento.
Hong Kong, 2007
Regia: Wilson Yip
Soggetto / Sceneggiatura: Edmond Wong
Cast: Nicholas Tse, Donnie Yen, Shawn Yu, Chen Kuan-tai, Yuen Wah