Dragon SquadEravamo ben disposti nei confronti di Dragon Squad, l'ultimo film di Daniel Lee (Black Mask con Jet Li nel suo palmarès), e gli indizi erano favorevoli: non tanto per la presenza di Steven «Fat and Furious» Seagal nelle vesti di produttore esecutivo, quanto per la ricchezza del cast. In esso, infatti, troviamo due icone del made in Hong Kong quali Sammo Hung e Simon Yam, l'attore-feticcio di James Cameron, Michael Biehn, in inedita trasferta nella Isola dei Nove Draghi, più una manciata di attori-modelli-cantanti di belle speranze, da Vanness Wu a Shawn Yu, da Li Bing Bing a Andy On, senza dimenticare l'hawaiinese Maggie Q, qui nei panni di mortifera tiratrice scelta.
Le premesse incoraggianti si sono, però, dissolte come rugiada al sole: la trama del film - un membro della triade finito nelle mani della polizia viene rapito da un commando paramilitare durante il trasporto in tribunale per essere utilizzato come pedina di scambio - si ramifica in un intricato delta di sottotesti, che finiscono per compromettere la lucidità e la fluidità narrative. Lo stile adottato da Lee, inoltre, lascia sconcertati: lungi dal presentarsi come epigono orientale del tanto vituperato Michael Bay, come da più parti (erroneamente) indicato, il regista opta per una messinscena caotica, emicranica, atomizzando l'azione e riducendola in frammenti irriconoscibili
L'opinabile scelta stilistica, se da un lato è prona alla moda imperante in tema di action movies, dall'altro mina il cospicuo potenziale spettacolare e drammaturgico della pellicola. La contrapposizione tra i due commando, quello dell'Interpol e quello criminale, poteva produrre ben altre scintille; e il duetto (e duello) a distanza tra le due cecchine doveva determinare risvolti psicologici ben più stimolanti. A ciò si aggiungano lo spreco pressoché totale di Simon Yam, relegato in un ruolo troppo marginale per un attore del suo calibro e carisma, e la collocazione posticcia del personaggio di Sammo Hung, funzionario di polizia, vedovo e detestato dalla figlia, che cerca di riscattare un episodio censurabile del suo recente passato.
Nonostante la suddetta opzione stilistica ne riduca il potenziale spettacolare, le scene di azione sono congegnate con estro e realizzate con buona perizia, ma finiscono inevitabilmente per restare risucchiate nel vortice di un montaggio epilettico. La lunga sequenza che precede il rapimento del membro della Triade, impressionante per numero di proiettili sparati e di cadaveri disseminati sul selciato, avrebbe richiesto lo stile lento, rigoroso e implacabile del Michael Mann di Heat.
A suggello emblematico di un film marchiato da un infelice, ondivago registro stilistico, non si può fare a meno di citare il redde rationem, a colpi di kung fu (!?), tra Sammo Hung e l'ex colonnello coreano responsabile dei passati sensi di colpa del corpulento ma ancora agile funzionario.
Per toccare con mano l'evidente stato di crisi dell'action & noir di Hong Kong, Dragon Squad è stato solitario portavoce del genere alla recente ottava edizione del Far East Film di Udine, riscuotendo peraltro discreti consensi.

Hong Kong, 2005
Regia: Daniel Lee
Soggetto / Sceneggiatura: Daniel Lee, Lau Ho-leung
Cast: Xia Yu, Shawn Yu, Lawrence Chou, Eva Huang, Vanness Wu