Ho Hsin, sempre affiancato dall'inseparabile amico Nan, è un povero studente in fuga da Hong Kong dopo l'invasione giapponese. Trovato impiego come scaricatore di porto, il giovane è in cerca di una buona occasione per guadagnarsi fama e onore. Dimostrato il proprio valore difendendo la bella Mei da un gruppo di bulletti locali, Ho e Nan vengono assunti dal padre della ragazza, potente faccendiere al soldo di un padrino locale. Proprio all'interno dell'organizzazione, che grazie al suo talento per l'intrallazzo e al suo inesauribile coraggio riesce a scalare rapidamente, Ho ritrova, nell'ordine, il capo dei bulletti di cui sopra, l'infido Wang Chang, e il suo primo amore, Vivian, oggi moglie del suo rivale Fu Chia-chin. Sbarazzatosi di tutti gli oppositori e sposata Mei, Ho sale, grazie all'intercessione dell'esperto Nieh, sul gradino più alto, prendendo le redini di sei casino di Macao. Nella seconda parte passano in secondo piano Nan, la rediviva Vivian e la stessa Mei, costretta da un incidente sulla sedia a rotelle, e fanno la loro comparsa l'attraente giornalista Ti Yun, il nuovo braccio destro di Ho, Kao, e il figlio di Fu Chia-chin, che sotto mentite spoglie decide di vendicare la morte del padre. Ma nell'ombra un altro pericoloso nemico sta manovrando le carte per spodestare Ho dal suo trono e prenderne, costi quel che costi, l'ambìto posto.
Casino Tycoon è un evidente contrasto tra ambizioni leggere - incensare il vero magnate Stanley Ho, tessendone una biografia edulcorata e spettacolare - e duplice forma dilatata oltremisura. Wong Jing, sempre pronto a cimentarsi con pistole, eroismo spicciolo e carte da gioco, mette mano volentieri a una saga celebrativa, prolissa, apologia di Andy Lau, prima giovane e ribelle, poi incanutito plenipotenziario. Il dittico è in parole povere una semplicistica via di mezzo tra drammi gambleristici e aspirazioni noir del filone dei big timers (ivi compreso Lee Rock, di cui riprende struttura e protagonisti). Partendo da fatti reali e da un preciso modello di vita, il film ne schematizza infanzia difficile, ascesa, ambizione, amicizie turbolente e amori altrettanto tormentati. Le ricostruzioni sommarie, la colonna sonora romantica e i personaggi privi di sfumature aiutano lo spettatore (abituato a vedere le stesse nette prese di posizione nei drammi cantonesi di quattro decenni prima) a inquadrare le situazioni e a sorvolare sulle inusitate dimensioni dell'opera e sull'eccesso di enfasi capace di bruciare colpi di scena e possibili intorbidimenti della trama fin troppo lineare. Nella seconda parte, la sensazione di scarso controllo del regista aumenta: lo dimostrano i siparietti comici involontari, il narcisismo e la pedanteria di certe situazioni (l'analisi geomantica del Casino Lisboa in apertura; i consigli dati in prima persona da Ho al pubblico, invitato esplicitamente a giocare, ma con moderazione), l'involgarimento delle tensioni in corso, il terribile finale buonista a tarallucci e vino. Nella confusione generale stranamente anche i personaggi chiave scompaiono per poi riapparire all'improvviso, presumibilmente impegnati in contemporanea su altri set. In un simile contesto popolare e pasticciato, un Andy Lau privo di limiti padrineggia a suo piacimento, dispensando a piene mani saggezza e dimostrando la propria virtù di uomo, padre, marito, guerriero, amante, amico e giocatore esemplare.
Casino Tycoon
Hong Kong, 1992
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Andy Lau, Alex Man, Chingmy Yau, Joey Wong, Wilson Lam
Casino Tycoon II
Hong Kong, 1992
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Andy Lau, Chingmy Yau, Michelle Reis, Lai Siu Ming, Hui Siu-hung