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Per il suo esordio alla regia dopo anni passati nel comparto produttivo e di pianificazione, Peter Chan sceglie un melodramma in piena regola, con ogni elemento di sceneggiatura pensato per far scaturire le lacrime nel gran finale. Il film appartiene all'era pre-United Filmmakers Organisation, fondata in seguito, ma riunisce già i principali animatori del progetto (Eric Tsang, Alan Tam, Peter Chan e Lee Chi-ngai): oltre che come opera a sé stante è dunque interessante anche come modello per i film futuri del gruppo di cineasti.

Se alcuni tratti sono ancora acerbi – i personaggi secondari lasciati sullo sfondo, poco tratteggiati – altri sono già pienamente riconoscibili, come l'attenzione primaria dedicata alla caratterizzazione dei protagonisti, preponderante rispetto all'intreccio.

Alan ed Eric sono amici fin dall'infanzia, ma non si vedono da tempo. Quando Eric compare nel ristorante dove lavora Alan, i due decidono di aprire un'attività insieme. La loro amicizia è però messa a dura prova quando conoscono la solare Olive, da cui entrambi sono attratti. Sembra spuntarla il più affascinante Alan, anche se il suo sogno di diventare un cantante famoso, sul punto di realizzarsi, lo allontana da tutti.

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Alan & Eric: Between Hello and Goodbye è un film immediato, scoperto nelle intenzioni di intrattenimento diretto, ma grazie alla palpabile alchimia che si crea tra i personaggi e allo sguardo raffinato di Peter Chan si distingue dai prodotti usa e getta da dimenticare appena conclusa la visione. L'attenzione non è solo sul triangolo amoroso che si viene a formare tra Alan, Eric e Olive: c'è posto anche per una parabola di formazione (la chiosa iniziale ritrae i protagonisti in tenera età, intenti a giocare), una riflessione sui legami di amicizia e un pizzico di retorica nel presentare i sogni infantili perseguiti con pervicacia fino all'età adulta. La semplicità dei meccanismi affettivi – Eric si innamora per primo di Olive, ma consapevole della sua mancanza di fascino si fa da parte per far posto al carisma di Alan – non nasconde la profondità delle caratterizzazioni, che con pochi tratti già noti (il cane, il finto compleanno, il temporale, la malattia incurabile) riescono scopertamente a guidare le emozioni dello spettatore. Eric Tsang, allora prevalentemente noto per i suoi ruoli comici, è qui anche produttore: all'inizio degli anni '90 aveva deciso di dedicarsi a interpretazioni drammatiche, si racconta spinto dall'insistenza della figlia. Scelta ripagata dal premio come miglior attore agli Hong Kong Film Awards di quell'anno. Alan Tam, star dei The Wynners e sulla cresta dell'onda pop fin dalla metà dei '70, si concede di dissacrare il suo ruolo di conquistatore da commedia romantica, mentre Maggie Cheung ritorna ai ruoli leggeri degli esordi, con quella consapevolezza interiore guadagnata nel frattempo grazie alle cure di Wong Kar-wai, Clara Law, Ann Hui e Stanley Kwan. 

Hong Kong, 1991
Regia: Peter Chan.
Soggetto/Sceneggiatura: Lee Chi-ngai, Barry Wong.
Cast: Alan Tam, Eric Tsang, Maggie Cheung, Blacky Ko, Barry Wong.


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