A Taste of Killing and Romance è la prima strana e unica regia di Veronica Chan. Un heroic bloodshed in piena regola, amaro ma indolore, perché narrato con tecnica fumettistica, sopra le righe spesso involontariamente, spezzettato nei detagli esattamente come la pagina di un giornaletto. La trama è brutta, scontata e risibile, ma il film, a tratti, non lo è affatto.
Ko Sau è un killer professionista che uccide solo i cattivi. Yu Feng una killer neofita che spara per guadagnare, e guadagna per devolvere in beneficienza. Tutti e due lavorano senza saperlo per lo stesso boss, la tremenda Ice, apparentemente gallerista d'arte e in realtà spietata e ricca orchestratrice di assassinii, protetta dall'altrettanto inesorabile Wong Cheung. Mentre Ice stravede silenziosamente per Ko Sau, Wong Cheung è segretamente attratto da Ice, che lo tratta da irrilevante impiegato. Il giorno in cui Ko Sau conosce per caso Yu Feng, innamorandosene, gli equilibri barcollano e si trasformano in trappole mortali, e nemmeno la solerte squadra di polizia del tenente Tung Fai può farci niente, il bagno di sangue è inevitabile.
Sebbene si intravveda nella sceneggiatura un disegno ricercato, ciò purtroppo non basta a fare da cifra stilistica di misura e spessore, lasciando questo film vagamente guardabile, fortemente dissestato. Tutti i buoni sono uniti dal comune entrare in scena sparando: Andy Lau il solitario, Anita Yuen la bella, Waise Lee il poliziotto. I cattivi invece casomai strangolano, comandano, ma non appaiono sparando, se non in un secondo momento, intercalando anche allora abili torture al grilletto (Mark Cheng soprattutto, ne fa di tutti i colori. Nel giro di due minuti soffoca una vecchina col cellophane, avvelena la nipotina e butta il cagnolino nella lavatrice!).
La prima mezz'ora è la parte migliore: un paio di scene, protagonista Andy Lau, sono perfettamente azzeccate e perfino ironiche: alle prese con un videogioco Andy fa un picnic ai piedi della propria tomba (dove c'è già anche la sua foto, manca solo la data della morte, secondo lui è imminente); pesca da uno spuntone, tirando su niente altro che buste e scarpe, parlando con dei cuccioli di gatto ai quali alla fine procura del pesce in una maniera inverosimile ma simpatica. Anita Yuen entra in gioco meravigliosamente, al rallentatore, vestita in doppiopetto e pizzi (identica al Prince dei tempi di Purple Rain!), armata fino ai denti. Poi il film si perde, si diluisce in una serie di svolte stupide, frutto ingombrante di dettagli dalla risonanza nata morta. A parte delicate motivazioni morali improponibili (Andy Lau che si fa fare la predica da un prete, in confessionale; Anita Yuen, che, come se non fosse abbastanza la sua mania per la beneficienza, soffre d'asma solo per bellezza, senza che questo influisca minimamente sugli eventi...), a stonare sono sopratutto le caratterizzazioni dei cattivi: il personaggio di Christine Ng, Ice, è ammiccante ma tozzo, monodimensionale e per niente sensuale (sebbene uccida facendo roteare la manica dell'accappatoio schiumosamente impettita nella vasca da bagno); Mark Cheng è utile come ingranaggio che fa girare l'intreccio, ma si muove con piglio caricaturale e meccanico. A rincarare questa ecatombe di magagne sproporzionate, la squadra di polizia è del tutto superflua, la fotografia è spesso annaspante, la colonna sonora varia, ma sezionata ignobilmente dagli stacchi tra un quadro e l'altro, scoordinatamente abominevoli. La sensazione è quella di un braccio di ferro tra un estro registico romanticheggiante e acerbo e le sanguinolente-trite imposizioni di genere. Tuttavia, tra una bruttura e un'ingenuità, qualcosa che si salva c'è, anche se di natura citazionistica o comunque non originale. Il breve idillio-inseguimento tra il solitario e la bella, filmato come un videoclip e cantato da Andy Lau è scorrevole e spontaneo, ben recitato anche. Andy Lau e Anita Yuen a letto per la prima volta sono indubitabilmente come Charles Aznavour e Marie Dubois in Tirate sul pianista (anche la musica è somigliante), e il tripudio di morti annunciate finale è un omaggio molto evidente a tutte le coppie di delinquenti del cinema americano classico, da Duello al sole fino a Bonnie e Clyde. Sarebbe potuto essere interessantissimo, A Taste of Killing and Romance, se fosse stato costruito con autentica ironia, con il coraggio delle proprie azioni, e tutto intorno al carisma pacchiano ma reale di Andy Lau (qui invece legato, catatonico, automatizzato) e al talento tutto da plasmare di Anita Yuen, eliminando premesse, scusanti e contorni fatti entrare a forza. Così invece rimane una poltiglia molto imperfetta, un non molto abile action usa e getta capace di intrattenere per il rotto nella cuffia, senza lasciare ricordi particolarmente ilari o sgradevoli.
Hong Kong, 1994
Regia: Veronica Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Cheuk Bing
Cast: Andy Lau, Anita Yuen, Mark Cheng, Christine Ng, Waise Lee
A Taste of Killing and Romance
- Dettagli
- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM