Dai tempi de “Le vacanze di Chrissie Chau”, photobook in cui la modella honkonghese mostrava la sua beltà tra bikini e pose sexy, o da quelli in cui Anthony Wong accusava la Chau di non essere diventata attrice grazie al suo talento, sono trascorsi circa dieci anni. E la volontà dell’ex fidanzatina di Hong Kong di essere considerata per qualcosa che non sia solo il proprio aspetto sembra più che mai determinata. Lo dimostra il ruolo da protagonista in 29+1, adattamento per il grande schermo di Kearan Pang, tratto da un testo teatrale della stessa regista risalente al 2005. E il 2005 è l’anno in cui si svolge una vicenda che è prevalentemente un esame interiore, il viaggio introspettivo di una donna alla soglia dei trent’anni.
Ma non è solo di questo che parla 29+1: intorno a Christy, donna manager in carriera professionalmente in ascesa ma sempre più insoddisfatta sul piano personale, ruota una società al collasso. Il turbocapitalismo hongkonghese ha alzato il costo della vita a livelli insostenibili e reso umanamente impossibili i ritmi e le condizioni di vita, trasformando i suoi abitanti in – per dirla con Jonathan Crary - "negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7". Come Christy, che ha rinunciato a una relazione stabile, a una famiglia, a coltivare amicizie che vadano oltre il chiacchiericcio gossipparo dell'aperitivo, a visitare il mondo.
Quando i 30 infine arrivano e la paura comincia a serpeggiare, qualcosa si incrina. Fermarsi a pensare spesso rappresenta il preludio di un trauma. In qualche caso di un trauma costruttivo. A teatro Pang era anche interprete, tanto del ruolo di Christy che di quello di Wong Tin-lok, il suo contraltare, colei che dalla vita non ha avuto niente se non tanto ottimismo e un sorriso contagioso. Una performance doppia, fatta di dialoghi-monologhi e destinata a catturare l'attenzione del pubblico. Per la trasposizione su grande schermo Pang sceglie invece un approccio più tradizionale: Christy ha il volto glamour di Chrissie Chau, mentre Tin-lok quello paffuto e nerd di Joyce Cheng.
Una divaricazione fenotipica che rischia di rendere ovvio quel che avveniva sottopelle, incanalando così la storia su binari più prevedibili. Christy sprofonda nella crisi ed entra in contatto con Tin-lok e con una rivelazione drammatica, per riemergere trasformata. La sferzante satira sociale e l'amara constatazione che oggi nuovi nemici, visibili e non, attendono le donne una volta raggiunto il loro trentennale "ciclo di Saturno", perdono vigore man mano che il percorso di 29+1 si fa più esplicito. Nonostante i suoi difetti, 29+1 resta un lavoro importante anche in quanto proveniente dalla sempre più scarsa componente femminile dei registi di Hong Kong. A fianco delle veterane Ann Hui e Mabel Cheung, infatti, sono sempre meno le voci autorevoli, quali Heiward Mak, Flora Lau o Kerean Pang. Dal canto suo Chrissie Chau sorprende e convince, con un'interpretazione che lascia ben sperare sul prosieguo di una carriera sin qui a dir poco altalenante.
Hong Kong, 2017
Regia: Kearan Pang Sau-wai.
Soggetto/Sceneggiatura: Kearan Pang Sau-wai.
Cast: Chrissie Chau, Joyce Cheng, Babyjohn Choi, Benjamin Yeung.