Chow Yun Fat è uno degli attori più importanti nel processo di transizione che ha svecchiato il cinema di Hong Kong e ne ha determinato la modernizzazione a partire dalla fine degli anni settanta. Chow si inserisce in questo discorso dapprima marginalmente, visto che trova poco spazio al cinema dopo i trascorsi televisivi (nel seguitissimo serial Shanghai Bund, ma non solo), per diventare successivamente addirittura il simbolo di un'intera cinematografia.
Gli inizi sono difficili, fatti di filmetti economici, di poco spessore, come il debutto Massage Girls o il poliziesco Hot Blood. L'attore non vede uno spiraglio fino all'incontro con la regista Ann Hui, allora nota solo per alcuni lavori televisivi molto crudi: la sintesi delle due esperienze produce The Story of Woo Viet, thriller grezzo su un emigrante costretto a mille compromessi. Dopo la buona prova, cui seguirà tre anni dopo un'altra collaborazione con la Hui - che avrebbe voluto Chow anche in Boat People, al posto di Andy Lau -, l'ambizioso mélo Love in a Fallen City, Chow inizia a essere ricercato dai registi della New Wave, probabilmente perché non ha ancora un nome e costa relativamente poco.
Ronny Yu sceglie l'attore a più riprese, prima per l'action populista The Postman Strikes Back, poi per un horror comico, The Occupant, variante ironica che inserisce Chow in un pericoloso triangolo di suicidi e fantasmi. Le frequentazione autoriali non finiscono qui: nell'accorato mélo The Last Affair ritrova la compagnia di set televisivi Carol Cheng; Leong Po Chih lo sceglie per Hong Kong 1941, serrato dibattito politico sull'invasione giapponese durante la seconda guerra mondiale; Stanley Kwan in Women gli costruisce addosso il ruolo di un poliziotto impiccione che si intrufola in un gruppo di amici. Dream Lovers di Tony Au è l'apice melodrammatico della carriera di Chow, una storia di reincarnazioni e amori impossibili.
Versatile, gigione, simaptico, l'attore viene spesso sfruttato in commedie corali, come The Eight Happiness, The Romancing Star o Fractured Follies, dove può scatenare la sua vena farsesca fatta di umorismo stralunato e di una recitazione molto fisica e dominare ogni situazione. Chor Yuen lo elegge a proprio alter ego nel delizioso Diary of a Big Man, storia di un bigamo che a furia di equivoci e menzogne viene preso in giro dalle due mogli. La furia comica di Chow lo porta a attualizzare, forse involontariamente, la carica demenziale di Michael Hui, resa moderna dall'atteggiamento aggressivo e sbruffone, oltre che dal suo buffo modo di sfruttare ogni appiglio per sbizzarrirsi, cantando, improvvisando, inventando, interagendo con oggetti e persone.
Nel 1986 John Woo lo sceglie per il ruolo di Mark Gor in A Better Tomorrow, il film che dovrebbe riscattare la fama di Ti Lung. Il successo è inatteso e finisce per lanciare nell'olimpo proprio Chow, che a sorpresa diventa l'icona del gangster spietato ma non insensibile: nel seguito la situazione si normalizza e l'eroe è più convenzionale, ma i toni epici sono calcati oltre misura e il divo, con gli occhiali da sole e lo spolverino, è il modello da imitare per i giovani cinesi di tutto il mondo. Con Woo il sodalizio produce opere importanti come il leggero Once a Thief o l'adrenalinico Hard Boiled, ma soprattutto The Killer. L'attore è ancora un gangster elegante che dopo aver acciecato per sbaglio una cantante, se ne prende cura a sua insaputa. Nel personaggio si riconoscono le pulsioni e l'intelligenza dell'autore, ma Chow, con il suo sguardo malinconico e distaccato contribuisce non poco ad elevare lo spessore, morale e fisico, dell'assassino del titolo.
Nonostante le apparenze è Ringo Lam, amico di Chow di lunga data, il regista che sa utilizzarne le doti recitative nel modo migliore: in Prison on Fire è un detenuto esperto che prende sotto l'ala protettiva il giovane Leung Ka-fai, ingiustamente incarcerato; in City on Fire estremizza i suoi personaggi neri, sporcando l'anima di un poliziotto infiltrato che si trova solo contro tutti; in Full Contact torna al vertice fascinoso dei personaggi di Woo e impersona un ladro tradito e ferito, insidiato da un pericoloso criminale. I film di Lam - non va dimenticato l'intenso Wild Search - mettono in luce dei protagonisti più sfumati e ricchi di contraddizioni: per Chow è la consacrazione definitiva.
Baciato dalla fortuna, il protagonista approfitta della sua posizione di prim'attore assoluto a Hong Kong. Inevitabilmente annega nel super lavoro, arrivando a girare anche più film contemporaneamente: si presta per comparsate in film non all'altezza del suo valore (The Peacock King), si abbassa a fare il cattivo (A Hearty Response), torna come eroe action duro e puro (City War, dove è nuovamente affiancato a Ti Lung; Tiger on the Beat), e se necessario sa spacciarsi per mafioso implacabile ma per una giusta causa (il dittico Rich and Famous / Tragic Hero, Flaming Brothers). Guarda caso è nelle circostanze meno stereotipate che dà il meglio di sé: tanto per citare un titolo è impagabile nella sua interpretazione preferita, An Autumn's Tale, pregevole mélo al fianco di Cherie Chung (attrice con cui condivide spesso le scene).
Prima di emigrare a Hollywood, dove diventa l'immagine di se stesso in un paio di action movies piatti che copiano solo gli aspetti spettacolari delle pellicole di Hong Kong senza comprenderne il senso (è più il caso dei vacui Costretti ad uccidere e Il monaco che del non disprezzabile The Corruptor - Indagine a Chinatown), Chow fa in tempo a indovinare altri tre ruoli: in Peace Hotel, decadente western prodotto da Woo e diretto da Wai Ka-fai; in Treasure Hunt, riuscita combinazione di diversi generi (poliziesco, thriller, commedia, mélo), al fianco di Wu Chien-lien; in All About Ah Long, dove è un padre che lotta con la ex moglie per ottenere la custodia del figlioletto (finale tragico, strappalacrime, e una pioggia di premi in patria). Stupisce, ma non troppo visto che si tratta di una co-produzione internazionale ad altissimo budget, l'approdo al wuxiapian con Crouching Tiger, Hidden Dragon, prima incursione nel genere. Al di là della consacrazione di pubblico e critica (all'estero, visto che a Hong Kong la pellicola non ha destato entusiasmi), il film non è troppo diverso da tanti altri prodotti realizzati in passato, anzi ne ricicla gli stilemi quasi a voler riassumere, con garbo e con rispetto, un'intera esperienza.
Chow Yun Fat
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: PROFILI