The Private EyesAl terzo film da regista Michael Hui dimostra ulteriore maturità: The Private Eyes, oltre ad essere una summa della sua peculiare comicità, è un ottimo esempio di satira, mai banale. La rilettura della società cantonese è indicativa, come un termometro, di attitudini, aspettative e vizi del periodo.

L'opera innovativa di Hui - merito suo il definitivo predominio del dialetto cantonese nelle sale hongkonghesi -, prevede il rispetto dei modelli classici (americani - Charlie Chaplin, Buster Keaton - e non) e il loro adattamento allo stile orientale. Rivolgendo sempre l'obiettivo verso argomenti quotidiani, in modo da coinvolgere lo spettatore in primissima persona.

Lo sguardo si fissa su tre detectives privati, il cui capo è ovviamente avaro e cinico; i suoi aiutanti, uno atletico e bello, l'altro silenzioso e impacciato, sono anteticamente complementari. Tra missioni (im)possibili, pedinamenti e gaffes clamorose, gli occhi privati non perdono una singola occasione per combinare guai. I tre fratelli Hui giocano sul conflitto dei loro personaggi per estremizzare i rispettivi caratteri: Michael è sempre più il boss sbruffone, eccessivamente sicuro di sé; Sam l'eroe buono, ingenuo, in grado di cavarsela in ogni situazione (e riesce a prendersi le sue rivincite); Ricky lavora invece più nell'ombra, con un'interpretazione surreale che ne sfrutta sarcasticamente volto triste e goffaggine fisica.
Il pretesto per la risata si basa su una ricerca del quotidiano che ha come oggetti di studio le cose comuni, gli utensili e i luoghi che ognuno adopera ogni giorno: sono sufficienti delle padelle, della farina o un pollo da cucinare, se supportati da un'idea o da un progetto che con coerenza li snatura e li ricicla in maniera grottesca. C'è spazio anche per una morale, non pedante, rivolta ai concittadini materialisti e arroganti. Tutti i rimandi sono ben presenti nella memoria collettiva: quando in un combattimento Hui brandisce delle salsicce, scimmiottando Bruce Lee, è facile leggere tra le righe più di una motivazione narrativa e personale. Suggestiva la trovata della rapina al cinema, con i cattivi che salgono sul palco e involontariamente danno vita ad uno show che il pubblico apprezza.

Hong Kong, 1976
Regia: Michael Hui
Soggetto / Sceneggiatura: Michael Hui
Cast: Michael Hui, Samuel Hui, Ricky Hui, Richard Ng, Shih Kien