Due anni di lavorazione semiclandestina suonano come un amorevole sberleffo a chi riteneva To definitivamente evaporato. La storia della notte nera del sergente Lo (un Lam Suet perfetto), poliziotto sopra le righe che rincorre alcuni teppisti rei di avergli imbrattato l’auto, fino a cadere, battere la testa e risvegliarsi senza pistola, non è altro che la rilettura allucinata di Cane randagio (1949, di Kurosawa Akira) nell’ottica di Fuori orario (1985, di Martin Scorsese).
Insieme all’amico Mike Ho, della Police Tactical Unit, il poliziotto decide di recuperare l’arma prima che faccia giorno, noncurante delle bande malavitose coinvolte e delle attenzioni della disciplinare. Per le strade deserte e nullificate di Tsim Sha Tsui, in una Hong Kong notturna e glaciale, si aggirano esseri umani sperduti come formiche fameliche, preda di pulsioni basilari e sogni a occhi aperti della durata di un battito di ciglia. Sono personaggi in cerca di un baricentro costretti a girare su se stessi, a vuoto, fino all’incontro col fato, in un finale circolare quanto beffardo, che cancella ogni aspettativa eroica. Tra karaoke, sale giochi, retrobottega di ristoranti cadenti e vicoli ribollenti rabbia, teatro di pestaggi e nefandezze di ogni sorta, si registra un anelito anti-manicheo che polverizza la continuità e dilata i ritmi, in un respirare sincopato che dà spazio alle vanaglorie quotidiane di poliziotti canaglia e malavitosi sfigati. A far da collante, una colonna sonora cromata, sferragliante di chitarre suadenti.
Hong Kong, 2003
Regia: Johnnie To
Soggetto / Sceneggiatura: Yau Nai-hoi, Au Kin-yee
Cast: Simon Yam, Maggie Siu, Lam Suet, Ruby Wong, Lo Hoi-pang